Nella mia ultima lettera, naturalmente ed al momento rimasta senza risposta,
mettevo tra parentesi una ipotesi. Ed era quella, leggermente antica e miliardi di
volte discussa, sull'esistenza dell’anima.
Intanto sono del parere che ogni essere vivente
debba, caso mai, riflettere sulla propria, lasciando perdere l’idea di cercare
di condizionare gli altri per farli aderire alle proprie scelte. Sono anche
dell’idea che ogni cosa, ogni essere vivente, dall'insalata all'ippopotamo sia
abilitato, dal fatto stesso che vive, a riflettere su se stesso e sulla propria
anima. Se di questa riflessione noi, bipedi, non ne sappiamo niente la
responsabilità è nostra che non ci occupiamo di conoscere il loro pensiero.
Questo è secondo me un nostro enorme limite: l’insalata la mangiamo, le bestie,
quelle che abbiamo deciso essere commestibili, le mangiamo … ma cosa pensano e
perché lo pensano a noi non importa un bel niente! Detto questo, che a molti
parrà oltre il limite della stupidità, ritorno a bomba! Tra l’altro molti di
noi pensano che né l’ippopotamo né l’insalata siano abilitati a pensare. Da
come ci comportiamo con loro credo che questo pensiero sia reciproco! Allora!
Eccoci alla mia parentesi! Anima: anemos, dicevano i latini, soffio,
alito, spirito … pneuma … così la chiamavano i greci,
sempre come respiro, soffio; mentre in sanscrito l’anima è atman. In
questo caso c’è da fare una precisazione. Pur avendo in tutte le lingue lo
stesso significato di respiro e di soffio, gli indiani, come forse già sai,
sempre che tu ci sia, le attribuiscono una stretta parentela con brahaman,
come fosse una essenza sostanziale, causa ultima di tutto l’universo. D’altro
canto noi esseri viventi compresi i due
esempi di prima, senza respiro non si vive ed il cuore cessa di battere. E, se
uno qualsiasi di noi non vive tutto il resto, per lui, è inesistente.
Ora, amico mio silenzioso ed inapparente, accade
che questo bipede, reso felice nella propria vita dalla possibilità di
respirare e volendo farlo anche dopo la sua morte, si sia inventato una fiaba
fantastica per far si che il suo respiro, l’anima, continuasse a vivere.
Addirittura disegnando possibilità che questo respiro trasmigrasse in altri
esseri viventi per fornire loro, se stesso, e rendersi di questo passo eterno.
Quale migliore sceneggiatore o commediografo
avrebbe potuto disegnare una scenografia di tale magnificenza, utile, tra
l’altro, a rendere più accettabili le traversie e le angosce del vivere, ed
allontanare la paura della morte?! Da qui la presunzione della tua presenza con
tutte le conseguenze che ne sono derivate. Ammessa per una curiosa e
giustificante ipotesi la tua esistenza e la tua paternità a questo disegno, mi
chiedo e, sono tentato di chiederti, dove sei? Noi, cioè l’umanità, senza
l’aiuto degli altri esseri viventi summenzionati, continuiamo la ricerca di te,
individuando forse sempre erroneamente, il perché sublime di noi stessi. Alla
fine della ricerca, se questa avrà fine, credo che non ti troveremo né così
come ti abbiamo immaginato né in altro modo, a meno che te o tuo figlio non
veniate a cacciare i mercanti dal tempio! Perché essi e solo essi sono gli
autori della massima infelicità del genere umano.
*Per approfondire il
concetto di anima, vedi “Contrappunto per un futuro remoto”.
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