Forse, ma non è detto, la parola “ gelosia” nasce
dalla parola greca “zelos”: Ad orecchio, in italiano, “zelo” come ordine,
precisione etc. Poi degenera e va ad indicare un sentimento che sta tra
l’invidia e la paura: la paura che qualcuno si prenda qualcosa che ti
appartiene, oppure che una cosa che tu pensi appartenga a te in esclusiva,
dimostra in realtà di essere e di concedersi ad altri proprietari. L’invidia
verso chi possiede una cosa che credevo
fosse mia. Finché si tratta di una “cosa”, resto indifferente. Certo che se un
qualcuno si appropria della mia stilografica preferita oppure abbia successo con
un qualcosa inventata da me, può suscitarmi una forma di gelosia che nasce
dalla paura di perdere una cosa mia. Una cosa. Normalmente le cose non decidono
per conto proprio. Sono lì, eredi indifese da qualsiasi mariuolo! In realtà
quando si usa la parola “gelosia” con tutti gli annessi e connessi ci si
riferisce ad un modo di interpretare una realtà che ci appare di colpo diversa, oppure che sorge lentamente
e di cui non si sospettava l’esistenza. Come accennavo prima: gelosia come
sentimento che procura stati dolorosi, di ansia, di timore, ed in molti casi
umani, di assoluta rabbia. Quando è così può sfociare in atti di inaudita
violenza. Per esempio: due persone si dichiarano reciproco amore. Si amano e
vivono felicemente insieme completandosi nella vita di tutti i giorni, dandosi
piacere e felicità. Uno dei due trasgredisce la sua abituale e felice dedizione
di fiducia e intraprende una relazione fisica o spirituale con un'altra
persona. Distinguo volutamente i due tipi di rapporto. Sulla relazione fisica
non c’è bisogno di approfondimenti. Su quella spirituale o meglio intellettuale
forse si! Una relazione di questo tipo è
al di là ed al di fuori di un piacere carnale, è, o potrebbe essere e divenire,
un profondo completamento della propria intellettualità. Uno od una si trova
talmente a suo agio con l’altro o l’altra che la sua voce, la sua cultura, le
sue curiosità diventano parte integrante del proprio essere, al punto che la
propria personalità così attratta, cresce e si modifica fino a che nel
compagno/a, abitualmente convivente, possa far nascere un dubbio! Il dubbio è
una collinetta di pensieri che si trasforma rapidamente in montagna, in catena
di monti di proporzioni alpine! Si può essere più gelosi di un contatto fisico
o di una simbiosi intellettuale? Andiamo oltre questa domanda pericolosa! In
tutti e due i casi si terremota una relazione ed uno/a dei due finisce per
soffrirne. Fino a che punto?! Anche a questa domanda non si risponde qui! Desidero
invece riflettere sul fatto che chi dei due soffre anziché lanciarsi in una
indagine per approfondire la sua sofferenza e quindi per perderne il senno,
riconsideri attentamente la qualità e quantità del suo sentimento. E’ facile
confondersi nell’innamorarsi, nel sentirsi innamorato, e nel credere che da una
gioiosa infatuazione nasca un sentimento così profondo che escluda la curiosità
di un altro conoscere, di un altro cercare Ci sono casi in cui si può decidere
che delle altrui curiosità non importi
un bel nulla, sia di un fatto fisico che di un rapporto intellettuale. Qui il
gioco si chiude con un “ ognuno di noi è libero di fare ciò che vuole”. L’importante
è che la vita continui, magari solo per l’apparenza. Se invece il suo amare ne
è colpito, si domandi che tipo di amore
sia il suo. Se egli/ella ama totalmente l’altro/a non ha, secondo me che una
scelta, lasciare libera/a la persona che ama così che possa decidere, senza
costrizioni di sorta, della propria vita. Se egli/ella sentirà più forte il
sentimento verso la sua abituale compagnia, sarà lei/lui a decidere di se
stesso/a; e, nel caso in cui decida di
fare qualche passo indietro, starà a chi ne ha sofferto rivalutare con
profondità i suoi sentimenti e decidere se riprendere o no il cammino
interrotto
E la gelosia?
Con intelligenza, non va coltivata, non va
riconosciuta, all’apparire va rinnegata: con essa e le sue peggiori espressioni,
non si costruisce niente! Essa non è altro che una dimostrazione di insicurezza
totale di se stesso, da parte di chi se ne sente investito: è un non capire quale
tipo di mancanza affettiva o intellettuale
l’altra parte abbia rilevato, cercando di trovarne altrove; e se a questo vuoto, questa mancanza può in qualche
modo porre riparo. In definitiva è un non capire da cosa sia nato il suo amore,
cosa sia l’amare, avendolo rapidamente e stupidamente confuso con il possesso. A tal punto che se, e caso mai, si trasformasse in
violenza altro non sarebbe che la plateale manifestazione di una profonda incapacità
di amare e di capire cosa voglia dire amare realmente. Chi sente in se stesso,
con onestà, questa incapacità di amare, che non ha niente a che vedere con il
concetto espresso dalla parola “perdono”, si rassegni alla propria povertà di comprensione cercando di trarre insegnamenti più profondi dalla vita. E,
soprattutto, non imbrogli né se stesso né altri.
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