Cristiani, ebrei ed
islamici, ed altri.
I tre grandi gruppi umani monoteisti. In ordine
cronologico avrei dovuto scrivere: ebrei, cristiani ed islamici. Ai fini della
loro fede in un unico Dio la cosa non cambia molto. Induisti, taoisti e
buddisti fanno invece parte di un’altra categoria di credenti dove filosofia e religione si intersecano formando
una rete dai colori vivaci. A questi vanno aggiunti, sparsi qua e la nel globo,
i cosiddetti animisti. Etiche, morali, ritualità espressive con qualche
variazione stilistica e abbastanza somiglianti. Assoluta estraneità alla realtà
della vita, nella sua logica naturale, quasi per tutti. Così come, per tutti,
la speranza di una vita al di là della vita, con tutte le annessioni possibili
ad una invocazione alla non felicità, su questa stessa vita nelle sua durata
terrena. Fatta eccezione per il gruppo orientale, i nostri di origine
mediterranea, hanno un libro sacro che impongono sia dettato dallo stesso loro
Dio.
Gli induisti, pragmatici e dediti alla
contemplazione della natura, si sono scritti un libro, forse cosiddetto sacro,
dal titolo, tradotto “Accanto a me” –Upanisad. … più tanti altri, in cui
filosofia e preghiera, convivono.Tutte queste forme di interpretazione della
natura attraverso una lente che risale ad un unico creatore, nelle intenzioni,
sono predicatrici di vita umana intinta nella pace nelle varie rappresentazioni
dell’umanità.
Nella pratica, orami millenaria, ognuna di esse
crede di essere apportatrici di una unica e sola verità. Questa ha spinto ogni
gruppo umano ritenesse di essere possessore di una assoluta verità, ad essere
interprete e portatore di una unica protezione divina e con questa, ha sempre tentato d’imporla, volenti e
nolenti, a tutti. E, quando questa accettazione non fosse fatta spontaneamente,
si è dovuto farla accettare a fil di
spada, per il bene di ogni anima. E’ stato dimostrato, nella storia, come
qualsivoglia portatore di spada che abbia
sciabolato un credente di un'altra fede, non credeva affatto in colui al
quale si auto proclamava fedele, ma credeva solo nell’utile economico di tale
conquista: ricchezza, territorio, schiavitù! In sostanza, ad eccezione di
rarissimi personaggi degni di una specifica quanto bonaria ed affettuosa indagine psicologica, risultano
essere due i trampolini da cui si diparte gran parte dei fedeli: uno, la paura
dell’al di là; due una perfetta forma di, più o meno cosciente, ipocrisia. Nessuna delle due di facile
debellamento. Della prima solo l’approfondimento della conoscenza scientifica
della nostra Terra e dell’insieme dell’Universo, può far aprire gli occhi sull’essenza
della vita, qui ed altrove. Della seconda, solo una diversa valutazione
economica del nostro vivere può mitigare la grande ipocrisia regnante.
Abbandonare molti concetti che hanno animato la società umana, e tra questi lo
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e quindi una produzione di beni che tenda ad
una equa distribuzione delle ricchezze che provengono sia da un uso calibrato della natura, sia dalle genialità dell’uomo stesso, cioè dalle sua capacità di creare benessere
che, per essere tale, debba tendere all’universalità equanime di utilizzo. Il
tutto dovrà avvenire non attraverso una rivoluzione più o meno cruenta. George
Orwell ne ha già indicato, molti anni fa i limiti, parafrasando le tante
rivoluzioni umane che non hanno portato, se non in minissima parte, un qualche
beneficio. Non è pensabile che possa accadere per l’intervento di una delle
grandi interpretazioni di un qualche Dio: se così fosse, ci sarebbe da
chiedersi dove era andato a finire, questo Dio, mentre i suoi ed i loro nemici,
in questi ultimi millenni, si sbranavano allegramente.
Mi appare una unica soluzione, purtroppo,
lentissima: una comune presa di coscienza di ogni essere umano, che li conduca
oltre il regno della ipocrisia e li avvii sulla strada, iniziata dalla ricerca
scientifica, che porta ad una valutazione salutare della realtà in cui la
natura vive.
Quanto tempo ci vorrà?! Un po’ meno di una
eternità, spero! Anche qui si corre il rischio che i tempi si riducano per
difetto improvviso di esseri umani, cancellati, i più, da una bella e
devastante terza guerra mondiale.
In un futuro cosciente le tante fedi religiose che,
pur aiutando l’umanità a perdere una parte della propria ferinità, non sono
riuscite a rendere felicemente abitabile questo pianeta, che fine faranno?
Immaginandomi di essere vivo allora ne leggerò le gesta in un libro, molto
educativo, di mitologia. Un sogno?
A questo proposito: quod autem somnia pondus
habent? An
habent et somnia pondus … ( Ovidio. Le Metamorfosi. Trad. V.Sermonti. ed.
Rizzoli)
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