Nell’arco di pochi mesi mi è capitato di assistere
per due volte ad onoranze funebri. La mia presenza era dovuta alla grande
amicizia sia con chi veniva onorato sia con i membri delle due famiglie in
lutto. Due diverse Chiese, due “curiosi” sacerdoti di fede cattolica, cosa che
io non sono da moltissimi anni! Cattolico, dicevo, quanto a curiosità ne ho da
vendere. Tuttavia credo di essere e di stare molto attento alle cose religiose
che vengono dette: alle preghiere, ai canti, a tutto
quello che concerne il pensiero di chi celebra funzioni funebri, e non. Questo mio interesse, non solo per una
determinata ritualità, si espande a tutte le forme di religione. In se,
considero la religione come un capitolo importante della storia del pensiero
umano e della sua evoluzione. Mi chiedevo proprio stamani se i famigliari più
stretti della persona defunta accettassero e condividessero i ragionamenti che
sentivo fare, oppure, chiusi nel loro dolore, non dessero a quelle parole il
minimo ascolto. Spero per loro che quest’ultima ipotesi corrisponda al vero.
Forse era meglio quando certe preghiere venivano recitate in latino ed il più
delle volte erano così biascicate da risultare incomprensibili.
“ Dio, ricorda….” Dio, ricorda?! Come si può
pensare che, se il loro Dio è quello che loro dicono che sia, Lui possa
accettare che qualcuno gli ricordi qualcosa?! Magari lo immaginano che stia
battendo una mano sulla fronte, mentre sussurra un grazie, perché se ne stava
dimenticando. Oppure, parlando di Maria la definisce “ beata e sempre vergine”.
Come “sempre”?! Tralascio ogni altro commento per non cadere nelle più semplici
banalità. Pronuncia, questo sacerdote, il nome della defunta, dicendo che in
quel momento arrivava alle porte del paradiso accompagnata dagli angeli del
signore… Ovvai! La decisione del viaggio e della destinazione è stata presa in
parrocchia… Ma, no! Sono parole semplici, pronunciate per gente semplice. Mi
domando perché complicarsi la vita inventandosi schiere di angeli, porte d’oro
paradisiache con annessi e connessi. Tra l’altro in venticinque minuti e più di
predica, m’è parso che dopo aver parlato di resurrezione di corpi, anche qui
con annessi e connessi, sia stata pronunciata una sola volta la parola “anima”.
Troppo concettuale. Il perché della benedizione finale con triplice
scampanellio ed il getto del fumo dell’incenso su tutti i lati del sarcofago,
mi ha gettato nello sconforto! Della defunta, del dolore di una agonia durata
un anno e mezzo, dell’ansia terribile dei figli, dei nipoti, del terrore nella
visione del progressivo infame decadimento fisico e del dolore della malattia,
della loro mamma, non una parola. Molte invece sulla presa di coscienza del
fatto che vivendo siamo destinati a morire … e che per questo viviamo, per
avere una vita eterna e piena di felicità. Praticamente uno spreco pazzesco!
Valeva la pena farci felici subito, senza la tortura della nascita, della vita
e della morte.
Già, con la morte si raggiunge la felicità
eterna! Sul termine “felicità” avrei in
questo caso delle obiezioni da proporre in termini di quantità ed intensità.
Dulcis in fundo ( io, lo dico in latino!) racconta una sorta di metafora,
contestabile anche nelle virgole e sui puntini delle i, dicendo che quanto sta
per dire è dovuto al fatto che … “se è vero che la curiosità è femmina,
purtroppo anche lui che è prete ogni tanto vi cede” E racconta la storielle di
due gemelli nell pancia della mamma che si chiedono se la mamma esiste o no,
con ragionamenti che solo una volta fossero nati e cresciuti sarebbero stati
possibili. Sul loro babbo nessun pensiero o dubbio!! Un raccontino stupido e
sotto certi aspetti offensivo.
Per la raccolta delle elemosine ne indica la
destinazione alla Caritas …immancabile!
Se non fosse che la morte di due persone care ti
riempie di così tanta tristezza sarebbe
stato il caso, in tutti e due questi episodi, di fare con questi preti colossali litigate!! Dovrebbero essere
controllati nel loro pensare e dire da una autorità superiore per non
trasformare costose funzioni in assurde e banali chiacchiere. Questo se i loro
superiori fossero in grado di…!
Provvederò, per quanto mi riguarda, a lasciare particolareggiate
disposizioni, caso mai mi toccasse, dopo morto, risentire certi “curiosi”
discorsi.
Trovo che sia particolarmente amaro per chi resta
sentire parole senza alcun senso rispetto alla fine di una vita.
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